La turista s'è così smarrita che ha voglia di un viaggio nel tempo. Così torna indietro di qualche settimana e trasborda a Cremona, dove, grazie a Slow Food, ha di recente scoperto l'Hosteria 700. Il locale è un po' nascosto, ma in pieno centro, il palazzo è bellissimo, i quadri alle pareti meno. Ma la cuccagna sta nel piatto: scelgo gli gnocchetti di castagne al Brillat Savarin su crosta di grana e vado in sollucchero (tanto che prima o poi provo a farli a casa). Pinocchietto va più sul classico, tortelli di zucca, assolutamente impeccabili, poi proseguiamo con tagliata di manzo (buona, ma ineguale) e cotechino artigianale squisito, per concludere con un semifreddo al torrone notevole. Il tutto annaffiato da una bottiglia di Gutturnio, 1 litro e 1/2 di acqua e una grappa. Totale: meno di 40 euro a testa, cifra che a Parigi avremmo speso anche in un bistrot di lega semibassa.
E tornando a Parigi, rispolvero un'altra critica d'epoca (il blog su cui era scritta non c'è più).
Risale al 21 maggio del 2007 ed era intitolata: Lasciatelo divertire
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto*
La bella faccetta che vedete là sopra è quella di Inaki Aizpitarte. Il basco, oltre ad avere un nome impronunciabile per tutti i comuni mortali, ha un'altra caratteristica: è uno chef di quelli che piacciono. Il suo Chateaubriand, dove virginie e pinocchietto sono andati a cena giovedì scorso, è un bistrot di quelli sempre pieni. Da quando ha aperto, cioè un annetto fa più o meno. Belle facce al bancone, splendide facce tra quei cristoni dei camerieri, vino che cola e cose strane nei piatti. Se, come la maggior parte degli italiani, siete assolutamente contrari alle spume e alle bizzarrie dubito che apprezzerete Inaki. Ma, se l'idea di provare qualcosa di insolito e, quasi sempre, bizzarro, non vi spaventa, da Aizpitarte potreste persino ridere. E, naturalmente, godere.
I primi a gioire sono gli occhi. I piatti sono innanzitutto belli. La zuppa di pesce gelata si presenta come un trancio di un volgare pesce bianco con sopra una spuma delicatamente verde. Il cameriere (non il mio preferito, ahimé) arriva con una bottiglia da mezzo litro, visibilmente appena uscita dal frigo, piena di un liquido color ruggine vivace. E, delicatamente, versa un po' di liquido nelle nostre fondine. "Buon appetito" cinguetta. E se ne va. Già mi scappa da ridere. Poi assaggio. Perdiana: è buona. Buona la zuppa, buona la spuma e, apoteosi maxima, il piscis vulgaris si rivela una tasca ripiena di cozze, vongole e altre amenità marine. Wow. Inaki si diverte e noi con lui. Segue un lombo di coniglio presentato come una salsiccia: una carnina tubolare decorata, speziata, spumata, accanto alla quale danzano i carciofi. Mentre pinoc e io ci chiediamo muti se è matto, a tavola cala il silenzio: ri-wow. E chapeau. Forse Inaki è matto, ma le sue pazzie sono una festa per le papille.
Il menu serale (ogni volta diverso, ça va sans dire) propone tre entrée, tre piatti e tre dessert. Se volete il pasto completo il prezzo è 39 euro. A pranzo, invece, si può mangiare per 14 € (entrée e plat o plat-dessert)
Così, a dire il vero, era nel 2007 ora i prezzi sono aggiornati e le proposte pure, ma Inaki va sempre per la maggiore: ha aperto anche il Dauphin a fianco del Chateaubriand, ha sempre ottima stampa e noi ci siamo tornati ancora con estrema soddisfazione. Allora voilà, lunga vita al basco e al Brillat Savarin ;-)
*(da "Lasciatemi divertire", Aldo Palazzeschi)
nota: alcuni link rimandano a siti in francese, chiedo scusa
Il titolo l'ho rubato a David Grossman. Più precisamente a "Follia". Avrei potuto dire che era un omaggio o una citazione, ma cosa diavolo può fregargliene a David Grossman di essere citato da me? Così gliel'ho rubato ma lo ringrazio comunque: è perfetto per i miei deliri da viaggio (ma è meglio se li leggete dal basso in alto)
06 aprile 2012
Mmmh: del Brillat-Savarin a Cremona e d'altre meraviglie
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Poor Mozambique 2
Arriva l'Eni, insieme agli americani di Anadarko, e succhieranno linfa dal Mozambico: «La sensazione che non tutti traggano benefici dallo sviluppo è fortissima oggi nel nostro paese, anche tra le élite», spiega Fernando Lima, patron di Mediacoop, gruppo di stampa indipendente.
Cliccando sul titolo l'articolo completo di Jeune Afrique (la foto è la stessa pubblicata da Jeune Afrique)
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