31 luglio - 1° agosto 2011 - Spazio aereo
Johannesburg decidiamo di evitarcela. La guida ci ha chiesto 90 $ a testa per un giro di tre ore. E, da quanto ci ha descritto, non ci sembra che valga la pena.
Così finiamo per conoscere l’aeroporto O. R. Timbo come fosse casa nostra: vaghiamo tra il terminal A e il B dalle 11 di mattina fin dopo le 14, quando finalmente riusciamo a fare il check-in per Maputo. Viaggiamo con Lam, Linhas Aéreas de Moçambique, su un piccolo aereo da 29 posti. Perfetto contrappasso al gigantesco A380 (nella foto) sul quale ci siamo imbarcati ieri sera a Parigi.
La partenza, inizialmente prevista per le 16.55, è già stata ritardata: il nuovo orario di decollo è 17.35 e l’imbarco inizierà alle 17.15. Il che ci lascia largamente il tempo di esplorare anche il duty-free dell’O. R. Timbo.
Umore pessimo. Nuvole nere. Il fatto che l’aereo non parta affatto alle 17.35, visto che alle 18.55 ancora non si sa quale sia “il problema tecnico” che ci tiene a terra, non migliora le cose. L’indiano al banco non sa più cosa raccontarci e attorno alle sette comincia a ventilare la possibilità che ci tocchi restare a Johannesburg fino a domattina. Dev’essere lui che porta sfiga, però: poco dopo che si è allontanato, insieme ai suoi due compari, e ha lasciato il banco alle due hostess di terra della Lam, una delle due ragazze risponde a una chiamata con un “Alleluiah” e noi tutti capiamo che si parte.
Arriviamo a Maputo attorno alle nove. Le fotografie per il visto non servono, hanno un sistema incredibile, superelettronico e le foto te le fanno loro.
Il taxista è, come previsto, ad attenderci (è lì dalle sei) e, per fortuna, la Mozaïka Guest House è una delizia (beh, da 120 € a notte, ci mancherebbe altro). Però il letto è una favola ed è tutto quello di cui abbiamo bisogno.
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