Dopo il mercato di Dantokpa e il pranzo tutti insieme (la signora, le due guide, l’autista, Carlito e io), Justine Michayi ci porta a visitare il centro Afamies, dove veniamo accolti da una farandola di donne danzanti che mi trascinano nel loro ballo e che organizzano un vero e proprio spettacolo (con quasi comizio) in nostro onore. Poi la signora Michayi ci consegna un po’ di carte, ci vende un paio di oggettini che le donne fabbricano per sostentarsi e ci riconduce tra le star. Qui le danze cominciano a richiedere una moneta in fronte e l’esempio lo dà la stessa Michayi. Esaurite le monete è il momento dei saluti ed è qui che mi accorgo che non sempre ridere e ballare insieme, checché ne dicano tutti i bianchi malati d’Africa che sto leggendo in questo viaggio, vuol dire granché: la più disinibita, impudica e ciarliera delle signora vuole 2000 franchi “pour moi, pour moi seule” e d’improvviso tutto mi fa rabbia.
Per fortuna rientriamo a Ouidah per la “route des pêches”, che è meravigliosa e che sfocia sulla Porta di Non ritorno e sulla Route des esclaves. Visto che questo sarebbe dovuto essere il nostro ultimo giorno e che si chiude proprio laddove era cominciato, il circolo si chiude in modo perfetto: bravo Flavio.
Alla Maison Marie, Kemi, Bernadette, François, Magnificat, Abbas e gli altri bambini ci accolgono, come sempre, in festa.
(foto: chez Afamies)
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