05 maggio 2009

14 ottobre 2004 - Bye bye Shanghai

Diverse abitudini alle toilette. Al parco Zongshan il bagno è un locale completa- mente piastrellato di bianco con due buchi-canale paralleli alle pareti laterali destinati allo scorrimento della pipì e del resto. Bassi muri, sempre piastrellati, separano gli spazi pseudoindividuali. Culo libero e all’aria, cioè: le porte queste sconosciute.
Vi sembra una sciocchezza di cattivo gusto? Eppure il 17 novembre 2004
a Pechino si è tenuto il vertice mondiale delle toilettes. Vi si parla di cose serissime come la protezione dell'ambiente, la salute pubblica e i diritti dei disabili, nonché di abbattere vecchi e irrazionali tabù. Eppure, a introdurre i lavori che per tre giorni (17-19 novembre) impegnano 400 delegati provenienti da tutto il mondo, viene proiettato un documentario che illustra senza ombra di ironia la storia dei cessi pubblici in Cina. Per esempio, il documentario informa che una delle più moderne toilettes pubbliche della Cina è stata costruita sotto piazza Tiananmen secondo i più avanzati criteri sanitari: porte automatiche, pavimenti in marmo (o qualcosa di molto simile), riscaldamento d'inverno e aria condizionata d'estate. Molti residenti di Pechino affermano di non averlo mai saputo ma devono essere una minoranza se è vero che - come afferma lo speaker - riceve una media di seimila visite al giorno.
Inoltre, si apprende che il livello delle toilettes pubbliche, come quello degli alberghi, è determinato dalle stelline che gli vengono assegnate: dalle quattro in giù. In quelle a quattro stelle, come quella underground della piazza più famosa della Cina, le tavole delle tazze sono state decorate da artisti famosi. In alcune delle 740 nuove toilettes pubbliche della capitale il tetto è trasparente così che, afferma lo speaker, "sembra di essere in Paradiso".
"Col miglioramento delle condizioni di vita - prosegue il documentario - è aumentata la frequenza con la quale si usano i bagni", affermazione indubbiamente vera, ma che strappa una risata alla platea. Il Comune di Pechino - che con l' Ufficio del Turismo provinciale e la World Toilet Organization, fondata a Singapore nel 2001 - ha sponsorizzato il vertice, si è impegnato a fondo nella preparazione delle Olimpiadi del 2008 e ha investito nel miglioramento delle toilettes pubbliche della città 500 milioni di yuan (50 milioni di euro) nei tre anni passati.
Un'altra risata risponde allo speaker del documentario quando dice che "in accordo col concetto di unificazione tra città e campagna" parte dei soldi sono stati impiegati per la ristrutturazione dei gabinetti di villaggio.

... and welcome to Beijing
Ah, il sole tramonta prestissimo, almeno in questa stagione, tanto a Shanghai come a Pechino (siamo appena atterrati, 17.31, e ho visto il bel disco rosso): attorno alle cinque e mezza, appunto.
Pechino: gran casino. È la prima impressione all’aeroporto. I nastri trasportatori girano a vuoto, girano e girano, al numero 17, al 14 e al 15, che continua comunque a girare, non ci sono voli annunciati. Dunque, non c’è nessuno. Al 16, il nostro, sono raggruppati tre voli, perciò c’è una ressa disumana.
Un’altra cosa che mi colpisce è il tetto dei caselli autostradali di Pechino che è fatto ‘a pagoda’ e decorato quasi come un tempio.
Bon, di Pechino, per ora, non abbiamo visto nulla. Siamo arrivati con un’ora di ritardo, poi bagagli, taxi, albergo e quando scendiamo nella hall sono già le otto. Morale: tentativo di prenotare al ristorante consigliato dalla Lonely Planet fallito perché è tutto pieno, si rimedia alla meno peggio con il Berena’s Bistro. Che ci svela l’arcano: a noi in Cina piacciono la cucina di Sichuan e quella pechinese, non quella cantonese che ci propinano in Italia, né, tantomeno, quella di Shanghai, che è piuttosto grassa. Risultato: mangiamo benissimo, comprese melanzane (braised) mitiche e pollo agli anacardi. A fine cena chewing gum per due e rosa per me. Igiene e cortesia.



(chiedo venia, ma la foto delle toilettes non ce l'ho, dunque vi beccate un po' di traffico umano a Shanghai)

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