Devo ricominciare? Antigua è come l’abbiamo lasciata e il viaggio ininte- ressante, perciò meglio parlare (e scrivere) d’altro. Per esempio di Rigoberta Menchu, citata nel capitoletto precedente. La sua biografia, “Me llamo Rigoberta Menchu, y asi me nacio la conciencia” la sto leggendo soltanto ora. Rigoberta, però, il premio Nobel per la pace l’ha già vinto nel 1992. Attualmente è candidata alla presidenza del Guatemala, le elezioni sono il 9 settembre e oggi, proprio mentre scrivo sul blog, oggi 6 settembre intendo, i sondaggi (sempre loro, maledetti) la danno indietro. Sergio diceva che non vuol dire, che è difficile, se non impossibile, entrare nella testa de los indigenas.
Mentre viaggio mi guardo attorno: dal primo giorno ho visto un sacco di manifesti dell’Une, un partito di centrosinistra con un programma quasi di destra, del Gana, il partito dell’attuale presidente che più di destra è raro, e, cosa ancor più spaventosa, una quantità di propaganda per i fascisti del partito di Otto Perez Molina, il Partido Patriota. Il sorriso di Rigoberta è assente. Lo scorgo solo tre volte in tutta la vacanza e sempre nei pressi di Guatemala City. Intanto continuo a leggere che la violenza politica cresce in Guatemala e il 16 agosto “Le Monde” scrive: “La campagna per le elezioni generali del 9 settembre è la più sanguinaria dal ritorno della democrazia nel 1985. Una quarantina di candidati e di militanti sono già stati assassinati”. Ahi, que pena. In bocca al lupo, señora Menchu e buona fortuna Guatemala.
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(nella foto: Rigoberta Menchu)
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