Cuore di Nepal è nato stamattina. Non è nuovo, però, ho solo deciso di continuare a scrivere di Nepal, perciò di trasferire qui vecchi post che ho scritto da laggiù su un blog ormai morto. E, magari, di continuare con nuovi post scritti da quaggiù. Chissà. Intanto comincio.
In diretta da Katmandu (25 luglio 2005)
Piove. Caldo umido da tropici. Katmandu è com’era e al tempo stesso completa- mente diversa. Come sempre e come tutti i turisti, passiamo la maggior parte del nostro tempo nel quartiere di Thamel. Assomiglia al Thamel di cinque anni fa: ci sono nuovi locali, nuovi alberghi, nuove guest house, ma molti molti meno turisti e molti molti più poliziotti. Fa effetto. Per non dire che, in fondo, fa paura. In compenso rimane intatto l’indiscutibile fascino di Katmandu, un fascino di cui mi è impossibile, anche ora, cinque anni dopo la mia prima volta, spiegare l’origine. Un misto di Oriente, rassegnazione induista, filosofia buddista, voglia di essere, dolcezza, impotenza, mattoni rossi, finestre in legno magnificamente intarsiate, preghiere nel vento (ma non tante), sciarpe di seta, pashmine, strade putride, oasi di paradiso, paradisi da turista, puzze e profumi. Ho certamente dimenticato molto, magari pure l’essenziale, ma sto bene. E poi so che ho davanti un’intera settimana per impregnarmi di questa città che già amo tanto.
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