Il titolo l'ho rubato a David Grossman. Più precisamente a "Follia". Avrei potuto dire che era un omaggio o una citazione, ma cosa diavolo può fregargliene a David Grossman di essere citato da me? Così gliel'ho rubato ma lo ringrazio comunque: è perfetto per i miei deliri da viaggio (ma è meglio se li leggete dal basso in alto)
08 novembre 2006
Ancora 11 agosto 2006 - Trinidad, ahi que calor
Pranziamo in un paladar, cioè in una sorta di ristorante privato (i restaurantes, viceversa, sono di Stato. I paladares sono comparsi in epoca relativamente recente, nel 1995, e, in teoria, non possono avere più di 12 coperti, né servire manzo, astice o gamberetti. Almeno così sta scritto sulla Lonely Planet). Il cameriere è un adorabile vecchio signore che si dice “fidelista”. Ama un po’ meno, a quanto pare, Raul, ma nelle sue parole non appare alcun astio. Il punto è solo che Fidel, ai suoi occhi, è più intelligente. A dire il vero, il nostro lo considera un genio, ne ha una stima infinita e sostiene che il Castro mayor ha sempre previsto con largo anticipo tanto gli avvenimenti cubani che quelli internazionali: una decina d’anni per la caduta del muro di Berlino, per esempio. Malgrado questo, dopo che Cuba è uscita dall’orbita sovietica, si è trovata ad affrontare il peggior periodo di crisi dalla nascita della repubblica socialista, il tristemente famigerato periodo especial, una sorta di austerity cubana, cominciata nel 1990, che ha fatto penare tutti per qualche anno. L’anziano cameriere termina la sua analisi con una lode e una critica: Fidel è decisamente più bravo di Raul e, naturalmente, è dotato di maggior carisma. E dubito che, almeno su questo, qualcuno levi la testa a dargli torto.
Usciti dal paladar, scopriamo che girare per Trinidad nel primo pomeriggio è quasi missione impossibile: il caldo è atroce. Tanto peggio se la città e la Valle de los Ingenios (cioè gli zuccherifici del XIX secolo di cui la zona è piena) sono entrati a far parte del patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1988, domani è un altro giorno e oggi abbiamo voglia di fare gli italiani medi e cazzeggiare. Al mare, magari. Così finiamo alla Playa Ancon nella penisola omonima: la spiaggia non è niente di che, ma pare che la costa sud di Cuba non sia il massimo; le spiagge proverbiali da Caraibi spinti stanno tutte a nord. Per una volta concordo con uno dei proverbi più scemi e minimalisti che conosca: almeno per oggi “chi si accontenta gode”.
(nella foto: uno scorcio di Plaza Mayor, con la Iglesia Parroquial de la Santisima Trinidad, a Trinidad appunto)
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2 commenti:
non so perchè lo lascio qui, tipo messaggio in bottiglia, ci pensavo adesso, ho della mcfarland fredda e del novello, e voglia di fare un piatto di pasta con quello che c'è. un dvd appena noleggiato: "Romance e cigarettes" che avevo perso al cinema. Divano e sigarette. Da sola non è male. Anche con te mi avrebbe fatto molto piacere. kiska
Grazie. Baci
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