A Djougou il diluvio universale ci tiene bloccati nella parte della casa della mamma di Justine riservata agli ospiti, mentre tutti gli altri stanno dall’altra parte del cortile. Appena la pioggia diventa meno fitta, ci dirigiamo verso l’auto, dove Ibe e Roland già ci aspettano sonnecchiando. Sulla strada per Natitingou, deo gratias, la pioggia cessa, così la gita alle cascate di Kota è piacevole, con quell’aspetto di déjà vu che hanno le cascatelle un po’ ovunque. Il verde è davvero intenso, la terra davvero rossa e il contrasto tra i due colori davvero magico.
Dopo la lunga sosta meditativa alle cascate andiamo a visitare un progetto gestito da tal Françoise (che lavora per diverse Ong). Françoise non c’è, ma passeggiamo per il terreno e, a dire il vero, questa impresa agricola non sembra un gran successo; pare, anzi, al limite dell’abbandono. Ma Roland giura che appena un mese fa era florida, dunque, probabilmente, è solo questione di sfiga. Intanto l’Atakora già ci accompagna nei percorsi e il sole splende. Speriamo continui.
Mi sa mi sa che sono io che mi porto sfiga: ritiro quello che ho scritto sopra. Natitingou ore 15.30: questo è il diluvio universale, mica quello di stamattina. Siamo in un Internet café (che qua chiamano cyber, con l’accento sulla e, ça va sans dire) ma, causa pioggia, la connessione è saltata. A dire il vero non era mai partita, dunque ça revient au même, ma ora siamo, per così dire, prigionieri dentro il cyber: porte e finestre chiuse, clienti davanti a uno schermo muto. No news. Il primo segnale che la pioggia è cessata è quello di connessione sul computer che ho davanti: da rosso diventa verde. Il gestore riapre porte e finestre e conferma che si può navigare. Più o meno, in ogni caso: apro la pagina di free, ma non riesco a inviare messaggi, solo a leggerli. Tant pis.
Usciti dal cyber, si parte alla volta di Koussoukouangou, il villaggio Betamaribé dove visiteremo le tata somba. È tutto molto organizzato: ci fermiamo all’ingresso del villaggio all’accueil dell’associazione “La perle dell’Atacora”. Ci propongono tre circuiti di scoperta: uno da un’ora-un’ora e mezzo per visitare Koussou (come tutti qui chiamano Koussoukouangou) e le tata somba e terminare al belvedere con la sontuosa vista sull’Atakora; il secondo porta nella savana e ad altri villaggi e dura quattro ore. Il terzo è il circuito coloniale ed è una vera e propria marcia. Propendiamo per il primo (con la riserva di affrontare eventualmente il secondo domattina), anche perché la pioggia, seppur modestamente, ricomincia a cadere. La nostra guida è adorabile, ci spiega la struttura delle tata, le grandi, a tre terrazze, di cui una per la doccia, e quelle “standard”, a due, ci mostra la tata “tempio” e i feticci protettori fuori da ogni casa. Le tata sono tutte intagliate, un po’ come i volti dei Betamaribé e la guida ci spiega che, tradizionalmente, sopra l’impasto di terra argillosa, acqua e sterco di vacca, viene steso il burro di karité sul quale si fanno i disegni.
Dopo il giro, è deciso: malgrado ripetuti tentativi di dissuasione da parte di Roland, dormiremo in una tata somba e ceneremo in loco (ovvero alla buvette dell’associazione). Confesso che sono parecchio preoccupata ma mi dico, da un lato, che, male che vada, pure fosse un incubo terribile, non si tratterà che di una notte; dall’altro che da bambina mi sarebbe certamente piaciuto da matti dormire in un posto così, perciò si tratta solo di riconnettermi alla bambina che sono stata. Invece. Invece la frugale cena al buio preoccupa un cicinin pure Carlito. O forse sarà stato l’uomo dei cani: un poveretto in bicicletta che si trascina dietro sette animali, uno adulto, immagino la mamma, e sei piccoli, legati al velocipede con bastoni e corde. È un mercante di cani, vende i cuccioli a 6.000 franchi l’uno e la grande, che poi dice non essere in vendita, a 12-15 mila. Il mercante non sembra in gran forma e i cani sulla soglia che precede la malnutrizione. In ogni caso le guide, il gestore della Perle dell’Atacora e compari lo prendono un po’ in giro e lui sta al gioco: per questa notte lui e i cani dormiranno al riparo, sotto la tettoia dell’accueil.
(nelle foto: le cascatelle di Kota; Natitingou: si avvicina il diluvio; tata somba con bambini)
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