It’s over. Terminado. Finito. Con i ritardi della mattina (mezz’ora per lo shuttle, il più sfigato che abbiamo preso in tutto il Guatemala e mezz’ora da prevedere per l’imbarco, visto che il nostro aereo è appena arrivato, sono le 12.25 e la partenza doveva essere alle 12.35), il mio nervosismo che sale, il tentativo, riuscito per una volta, di restare zen, gli americani che mi saturano le orecchie sul pullmino, i sogni di stanotte che già si svolgevano al rientro. I’m coming back, Paris. Estoy volvendo, Paris. Sto tornando, Parigi.
(il primo giorno a Città del Guatemala piove, l’ultimo giorno ad Antigua pure. Gioie e dolori del Centroamerica)
Ultima nota a margine sul volo Città del Guatemala-Atlanta (Delta Airlines): equipaggio di streghe, ma pazienza. In compenso il comandante, made in the Usa a giudicare dall’accento (garantisce Pinocchietto), manco si degna di tradurre in spagnolo i messaggi che continua a lanciare ai passeggeri. Entonces: que viva America. Pero Latina.
(nella foto: il mio diario di viaggio)
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