23 settembre 2009

15 agosto 2009 - Around Djougou

La prima tappa è Afatahn, villaggio sperso nella foresta che raggiungia- mo con qualche difficoltà: la Peugeot di Ibe si rivela niente male perché quella che percorriamo non si può neppure definire pista. La visita ad Afatahn ha lo scopo di farci visitare un pozzo (profondo 11 metri), costruito grazie ad alcuni compari di Flavio (su una pietra, proprio accanto al pozzo, c’è incisa una scritta “Silvana, x dicembre 2008”). I bimbi, come al solito, sorridono, gli uomini si mostrano cortesi e le loro spiegazioni sono esaurienti, ma al momento di salire in macchina una donna di mezz’età inoltrata, che ci ha seguito tutto il tempo, tende la mano e chiede “Argent, argent”. Caso mai dimenticassimo un istante che siamo i soliti portafogli ambulanti.
Rientrati a Djougou, passiamo al lebbrosario, ma il responsabile è a messa e lo stesso vale per le suore che gestiscono un centro per bambini orfani. La fortuna, comunque, ci arride: proprio oggi si svolge il congresso dell’RDI-ANFANNI, Ressemblement des Démocrates Indépendants, il cui simbolo è un bufalo e il cui slogan recita “Ensemble gagnons le pari du développement”. La maggior parte dei presenti indossa una T-shirt bianca con simbolo del partito sul cuore e scritta-slogan in verde sulla schiena. Al centro del terreno, su uno spiazzo vuoto circondato da sedie in plastica, poltrone e divani in pelle, si esibiscono gruppi vari di ballerini in abiti tradizionali, cori e musicisti.
Mi piacciono molto i primi, gruppo Yssé-yssé, cui seguono due équipe di ballerini zunari (almeno credo, non so che voglia dire. Proprio come Yssé Yssé) e diverse corali femminili. Il mio vicino mi fa da cicerone e mi avvisa quando arriva un gruppo di musicisti interessanti, ma Carlito e io, unici bianchi presenti, siamo anche pressoché i soli a rispondere all’invito del presentatore ad applaudire (fanno eccezione gli spettatori in tribuna, che, però, sono lontanissimi dal centro dell’azione e che, per un motivo a noi ignoto, sono in stragrande maggioranza donne. Mi domando se la cosa abbia a che fare con il fatto che a Djougou la maggioranza degli abitanti è musulmana. In Benin il 50% della popolazione è animista, il 30% cattolica e il 20% musulmana. Anche se tutti, dicono, seguono il vudù).
Nel pomeriggio visitiamo il lebbrosario locale, dove degenti fissi sono “soltanto” i cosiddetti “casi sociali” (c’è una signora che sta qui dal 1956) e dove impariamo un mucchio di cose sulla lebbra dall’infermiere che gestisce il centro. Il Benin ha raggiunto l’obiettivo che si era prefisso nel 1990: un caso di lebbra ogni 10 mila abitanti, “dunque”, ci dice il signore con una nota triste nella voce, “la lebbra non è più un problema di salute pubblica in questo paese”.
Dopo la visita al lebbrosario, andiamo in un centro religioso dove tre suore accolgono i neonati orfani di madre. Li tengono fino ai nove mesi di vita insieme alla donna (in genere una nonna o una zia) che li accompagna, poi, dopo lo svezzamento, i piccoli fanno ritorno al villaggio. A questa regola c’è una triste eccezione, che commuove l’energica, formidabile suora che ci fa da guida: Maxime. È un ragazzino sieropositivo di 11 anni con un magnifico sorriso; Maxime vive lì: il padre è morto di Aids, la madre è dispersa (la suora lascia intendere, ma forse la mia è solo malizia bianca, che sia andata a spargere Aids altrove, dunque probabilmente pensa faccia la prostituta), i fratelli maggiori troppo giovani per occuparsi di lui e, per giunta, anche loro sieropositivi. Così non c’è nessuno in grado di garantire che Maxime segua il trattamento regolarmente. E, comunque, il fratello e la sorella vanno pure loro a curarsi dalle suore.
Maxime ci gira attorno. Gli parlo un po’, ma vincere la timidezza è per lui una fatica improba. Però accetta di stringermi la mano, poi persino una carezza lieve e, intanto, sorride. Sempre.



(nelle foto: tramonto a Djougou; particolare dell'abbigliamento dei ballerini)

Nessun commento:

Licence Creative Commons
Ce(tte) œuvre est mise à disposition selon les termes de la Licence Creative Commons Attribution - Pas d’Utilisation Commerciale - Pas de Modification 3.0 non transposé. Paperblog