13 settembre 2007

11 agosto 2007 - Sempre Copan

e sempre maledetti gringos. Questa mattina alle 6 un amabile duo composto da padre e figlia ha cominciato a berciare come Donald e Daisy Duck (alias Paperino e Paperina) e ha svegliato, probabilmente, l’intero albergo e, certamente, Pinocchietto e me. Il dialogo urlato fa montare su tutte le furie mi amor che sta per sfoderare l’arma del suo temibile inglese. Lo blocco con un polso che non sapevo di avere così fermo perché sospetto abbia già in canna uno “Shut up” fulminante ma forse ho torto. E il sonno fatica a tornare.
Per gli hondureñi, viceversa, la domanda chiave sembra essere: che farne di tutti gli stranieri che vengono a rompere a Copan? Pelarli. Per entrare al sito archeologico e fare la totale (cioè anche la visita nei tunnel, due, che non meritano assolutamente la spesa, ma nessuno, neppure la Lonely Planet e la Rough Guide di cui siamo dotati, te lo dice, nonché quella al museo delle sculture, che, invece, non è male) abbiamo sborsato la bellezza di 37 dollari. Più o meno tre volte il prezzo del biglietto di ingresso al Louvre. Poco male: il sito, per quanto ampiamente restaurato, merita senz’altro il viaggio. La storia non ha prezzo, giusto?
I turisti hondureñi che seguono la nostra stessa guida, un po’ si vergognano. A loro sembra anormale che noi paghiamo così tanto. Per fortuna, loro, giustamente, hanno un prezzo tutto diverso (un decimo? meno? non riusciamo a saperlo con certezza). Altrimenti Copan sarebbe di fatto proibita a tutti i locali. Del resto fino a qualche tempo fa il prezzo ridotto valeva solo per gli hondureñi, poi hanno dovuto ricredersi ed estendere lo sconto a tutti i centramericani: il sito di Copan si era improvvisamente svuotato, bello e impossibile.


(nella foto: una delle sculture che provengono dai templi di Copan)

2 commenti:

Gianluca ha detto...

pensa che a Pompei, se riesci a trovare gli scavi perché dei mattacchioni tolgono e spostano le indicazioni (io ho girato tre volte torre annunziata come un deficiente beccando anche un matrimonio, tre volte), i parcheggiatori ti si tuffano sul cofano, a volte ti dirottano verso una pizzeria, e, una volta pagato (la storia non ha prezzo, sono d'accordo), passato lo stupore di quanto sia bello e nuovo l'ingresso, comincia la conta delle bottiglie di coca cola dentro gli scavi. almeno però i parcheggiatori sono simpatici.
ultima notazione deficiente: la scultura (magnetica) sembra quella di un esibizionista ante litteram, alla faccia della storia e della poesia.
vado. ciao cara v. bonav.

virginie ha detto...

:)

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