10 settembre 2007

8 agosto 2008 - Flores-Rio Dulce-Livingston. Profumo di Caraibi

Flores resta nel Petén e i Caraibi non sono proprio attaccati, eppure qui già si respira quell’indolenza caraibica che a volte fa arrabbiare la parte peggiore (e più milanese) di me e a volte tanto mi incanta. Qui i Tropici mi hanno riacchiappato, stregandomi come sempre. Come la prima volta, ormai quasi 20 anni fa, che ho messo il primo piede fuori dall’Europa, in un paese che, ancora oggi, al solo evocarlo, mi fa battere un po’ più forte il cuore: il Kenya.
Qui sono l’indolenza, il caldo umido, gli sguardi degli uomini e le forme delle donne, quasi prima dei colori e degli odori, delle palme attorno, del sudore che gocciola lungo il collo e imperla il labbro superiore. Tutte cose che amo, chissà poi perché. E che sono più presenti qui a Flores e specialmente ora, già a Sant’Elena per la verità, visto che per la prima volta da quando siamo arrivati in Guatemala ci troviamo infine nel luogo in cui di solito tutti i viaggi in America Latina cominciano e finiscono: una stazione degli autobus.
L’elastico tempo guatemalteco fa sì che il nostro bus Linea Dorada, 1° classe e aria condizionata per quattro ore di viaggio previste e 170 quetzales a testa, conti di partire con mezz’ora di ritardo sull’orario ufficiale. Del resto ho già esplorato l’intero parcheggio e l’autobus neppure c’è.
Ho appena sorriso al primo nero guatemalteco che incontro. Di sicuro va a Livingston, dove siamo diretti anche noi, enclave caraibica in terra maya, dove la marimba incontra il reggae. Il tizio in questione ha il più incredibile cappello che abbia mai visto, una sorta di cilindro rasta con visiera alto almeno 25 cm e in cuoio nero.
La fauna umana in attesa del bus per Rio Dulce è assolutamente fantastica: c’è un italiano superlativo (Fabrizio) che spiega in un inglese rappezzato la ricetta delle crêpes (la mamma è francese, spiega) e ammetto che la ricetta è superba: tre cucchiai colmi di farina per ogni uovo. Farina a fontana, uova al centro e poi si cominciano a mescolare le uova e a incorporare pian piano la farina. Quando è fatto si aggiunge il latte; la quantità di latte è giusta quando il liquido comincia a filtrare tra le dita.

h. 11 - a bordo, finalmente. Pronti al decollo. Incredibile quant’è verde questo paese: solo attraversando il Petén si capisce davvero che quanto ci hanno raccontato, cioè che questo è il secondo più importante e più esteso polmone verde del pianeta, ha ottime probabilità di essere vero.
Lungo la strada, poco prima di Rio Dulce, un cartello che annuncia la vendita di armi e munizioni mi fa tornare in mente gli avvisi, quanto meno curiosi, che ho visto in tutte le banche: “non si entra armati”. A Rio Dulce, ormai ben più che in odore di Caraibi (con ragazze incantevoli) tutto questo acquista un senso diverso e assai più preciso: tutti girano armati. C’è un tizio che passeggia con un fucile a pompa nella mano e una signora dall’apparenza paciosa con la sua brava pistola nella fondina attaccata alla cintura. Piuttosto inquietante. E poi, come dice il messicano che sta per imbarcarsi con noi e con un’altra coppia di italiani (il già citato Fabrizio e Valentina), tutti sono armati tranne noi.

Livingston
Livingston è una vera e propria enclave reggae in terra guatemalteca. Bienvenidos a Livingston ci accoglie un cartello stradale blu di fianco al molo. E poco oltre uno striscione dice “Bienvenidos! A Livingston declarado Municipio Amigo de la Paz”. Rasta men vibrations ovunque. Con dreadlocks di contorno. E, naturalmente, Fabrizio non è ancora sbarcato che già gli offrono da fumare.
Paese povero e semplice ma colorato e musicale. Ci si sente bene, insomma. Superrilassati. Il tapado, zuppa di pesce locale con banane e latte di cocco, è come la compagnia: ottimo e abbondante.


(nella foto: autobus alla stazione di Sant'Elena)

4 commenti:

mario ha detto...

Io ci arrivavo direttamente da città del guatemala, viaggio estenuante ma bello.
poi, o prendevo il battello che collega a diverse ore livingstone con rio dulce o una barca di pescatori.
Dove sei stata a dormire? e la notte sulla spiaggia si suona ancora davanti ai vari baretti che ci sono?
Mamma che nostalgia, un villaggio in cui si rifiutavano di collegarlo all'altra sponda con un ponte.
Ciao emozionate!
mario

virginie ha detto...

hotel rios tropicales (budget Lonely Planet), bel patio, stanza grande e proprio carina. la notte si suona e non solo sulla spiaggia, c'è pure una specie di mega coso dove tutti si mescolano, neri, Maya, bianchi, turisti, indigeni e chi più, e ballano ballano ballano attaccati l'uno all'altro come sardine. e il ponte ancora non c'è. e, spero con te, non ci sarà mai

mario ha detto...

Ho sbagliato riferimento (per eventuali viaggiatori) Porto Barrios e non rio dulce.
Cosa costa adesso una notte e mangiare?
Ricordo di aver trovato un italiano che era andato lì tanti anni fa ed aveva messo su una specie di bottega in cui vendeva alimentari.
Ho passato mesi in Guatemala e tanto tempo a livingstone.
Sei stata in Honduras?
Ciao

virginie ha detto...

Mi pare che costasse sui 180 quetzales, circa 18 euro, una doppia. Mangiare dipende da cosa, il tapado dalla messicana, l'ultimo locale scendendo verso la spiaggia sulla destra, mi pare un po' più della metà.
l'honduras l'ho solo sfiorato, copan, e, come scriverò nei prossimi giorni, mi ha, per la verità, fatto un'impressione orrenda
ciao e grazie dei commenti

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