Il titolo l'ho rubato a David Grossman. Più precisamente a "Follia". Avrei potuto dire che era un omaggio o una citazione, ma cosa diavolo può fregargliene a David Grossman di essere citato da me? Così gliel'ho rubato ma lo ringrazio comunque: è perfetto per i miei deliri da viaggio (ma è meglio se li leggete dal basso in alto)
28 settembre 2007
Ibidem, idem
E un’altra volta è notte. Io, a differenza di Guccini, non suono neppure. In ogni caso ho una certezza: le mestruazioni o non mi sono mai arrivate o mi sono già sparite. Sospetto allucinazioni da altitudine.
Per questa quarta serata in trekking, comunque, siamo ospiti in una casa tibetana, dove vive una signora con svariati figli e cinque mariti (ma pare non siano mai presenti tutti insieme). Dal punto di vista di noi otto occidentali, il pernottamento in una casa privata è un modo come un altro per entrare davvero in contatto con le genti di questi monti. Leggi: dormiamo in sei in un’unica stanza-soggiorno su panche di cemento che sbucano dalle pareti (gli altri due hanno diritto a una camera più intima ma sembra che sia l’affumicatoio, perciò non riescono a rallegrarsene più che tanto). Dunque formazione a quadrato, a scelta tra il testa-piedi, il testa-testa e il piedi-piedi.
Ad ammorbidire il duro giaciglio gli stessi materassini che abbiamo già adoperato nelle tende e il nostro sacco a pelo personale. Mi domando a che pro Carlito e io abbiamo acquistato due sacchi accoppiabili, per crearne uno unico e grande, matrimoniale, visto che qui ci si corica in fila indiana. Transeat.
Già mi sono scordata dell’ultima doccia, ma qui pare sia impossibile: chi ha visitato il bagno sconsiglia una seduta superiore ai 10 secondi. In effetti, quando verrà il mio turno farò in modo di mettercene anche meno. Ri-transeat.
Però abbiamo non uno, ma due tavoli, su cui: a) consumiamo il cibo preparato per il tea-time, b) intavoliamo un’interminabile partita di Perudo, c) ceniamo. Bevendo birra. d) veniamo iniziati al Mustang café, una bevanda, che ha allietato la maggior parte delle nostre serate, a base, prevedibile, di caffè e di una specie di rhum prodotto in loco che definire disgustoso è dir poco. Lo scoliamo comunque, malgrado il sospetto che contenga anche il famigerato burro di nak, la femmina dello yak. Resta il fatto che, che tu ci abbia fatto caso o no, c’è un unico liquido realmente introvabile da queste parti: l’acqua potabile. E che Roberta ha ancora la febbre.
(nella foto: un chorten, tempietto diciamo, all'entrata di Tsarang; http://myhimalayas.com)
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2 commenti:
le cose che non si dimenticano, accidenti. baci.
:)
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