Ultima tappa dell'andata: da Tsarang a Lo Manthang, mitica capitale del Mustang e confine estremo al di là del quale il nostro visto non vale più. Giornata nervosa: ho insultato Carlito davanti a tutti e poi sono stata io a piangere, rimuginare e soffrire. Forse il problema sta altrove: da quanti giorni non facciamo l’amore? da quanto tempo non abbiamo un secondo per noi, a parte le notti in tenda, poco intime e, soprattutto, riempite solo di sonno?
Camminare serve anche a sfoltire i pensieri e poi, da qualche minuto, accanto a me c’è Francesca, solidale e affettuosa, nel suo modo burbero da lombardo-piemontese. E pure il Mustang mi aiuta. Con un nuovo regalo. Francesca e io abbiamo appena superato il passo di Lo e siamo nel canalone che conduce alla capitale. Siamo in silenzio e, d’un tratto, la nostra curiosità viene attirata da un rumore sordo di fonte imprecisa; non so bene perché, puntiamo entrambe gli occhi in alto. Sopra di noi volano due aquile, che sbattono le ali e producono una sorta di sciabordio da vela nel vento. Sembrano lì per noi, tanto che ripetono più volte il loro numero a nostro uso e consumo. Le lacrime bussano alle ciglia, mentre i due rapaci si lasciano planare lontano, dietro una collina. Poi ecco ancora un’aquila-aliante tornare sopra di noi e scomparire di nuovo dal lato opposto. Facciamo fatica ad abbassare il volto; poi ricominciamo piano la discesa, senza fiato e senza parole.
(nella foto: la copertina di una videocassetta dedicata a Lo Manthang, www.himalayafilmfestival.nl)
2 commenti:
scrivo solo per dire che ogni commento è di troppo cara v.
:)
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