18 ottobre 2007

Pokhara, 19 agosto 2000

Aeroporti. Prima tappa, all’aero- porto di Jomsom, ore 7.55. Siamo qui dalle sei. Dunque sveglia alle cinque. Da appena un paio di minuti è suonata una sirena, salutata con entusiasmo da tutti i presenti. I magnifici otto sperano voglia dire che l’aereo (ma quale? sarà il nostro? ci sono almeno 40/50 persone che attendono e il nostro bimotore Cosmic Air carica al massimo 16 passeggeri) è in arrivo. Trasporti a parte, ora è evidente: l’avventura è finita. Già da ieri, forse: al nostro arrivo a Jomsom il Tilicho Hotel ci è sembrato una specie di 5 stelle. Un po’ perché abbiamo avuto vere camere a disposizione, un po’ perché siamo finalmente riusciti a lavarci i capelli e a fare una doccia calda. Molto perché il Royal Mustang di Muktinath, nel cui cortile avevamo piantato le tende la notte precedente, era tutto fuorché Royal. E ieri sera festa, ma già intrisa di malinconia: le canzoni, i tamburi, gli strumenti improvvisati e le danze.
Sono come in trance fino alla seconda tappa: aeroporto di Pokhara. Incredibile déjà-vu. Eppure, la prima volta che siamo passati di qui risale almeno a un secolo fa.
Da qualche istante appena abbiamo salutato i portatori: capocuoco e aiutocuoco; Kalu il bello; Passan il tenerissimo; Kumar, la sua ombra, e Santa, futuro aiuto-guida del grande fratello che in questo viaggio ci ha fatto da papà, mamma e capo, Nima-Dawa (un nome un programma. Nima-Dawa, infatti, in nepalese significa sole-luna o, anche, domenica-lunedì). È il primo addio e già mi si stringe il cuore.
Roberta, la pubblicitaria bergamasca, mi ha confessato che stanotte non riusciva a dormire dalla pena: già le manca il Mustang. Ma credo che nessuno di noi, malgrado le dichiarazioni dei grandissimi lavoratori, alias Emanuele e Carlito, abbia veramente voglia di partire. Per giunta, e per fortuna, Pokhara questa mattina ci ha portato con l’alba uno splendido dono: la collezione completa dei 7-8000 del complesso dell'Annapurna. Ultima immagine che toglie a tutti noi, almeno momentaneamente, la facoltà di parola. E tutto si mescola in un unico, confuso sentimento: silenzio e rispetto, lacrime e nostalgia. Credimi: meglio, molto meglio, calare il sipario.
Ehi, puoi riaprire gli occhi.


(nella foto: l'Annapurna, sontuoso sfondo al lago di Pokhara; www.pokharalodge.com)

4 commenti:

Gianluca ha detto...

li riaprirò, grazie, ma tra un po'...baci cara v.

Gianluca ha detto...

...ah, grazie del viaggio gratis...

virginie ha detto...

grazie a te di avermi seguito fin qui (là?)

quanto ai viaggi, penso che avrai l'occasione di dividerne altri

Gianluca ha detto...

a volte mi sembro insopportabilmente idiota nei commenti, e non dovrei rileggerli. mah..."grazie del viaggio gratis", ma che cazzo vuol dire? temo di offenderti con la poesia. che pazienza che hai...bacio.

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