5 agosto 2009 - Cotonou. Bonne arrivée (Ricordo di viaggio numero 5)
La quantità di gente è inverosimile. Molta, molta, molta più che alla partenza da Parigi. Come se durante il viaggio ci fossimo miracolosamente moltiplicati. Certo, ci sono i facchini, con le loro bluse blu, sovrani dei carrelli, di cui ti spiegano l’apparentemente incomprensibile gerarchia: “no, questi no, questi sono miei. Quelli disponibili per il pubblico sono là”. Impossibile sapere se è vero o no, ma che importa? I nastri girano ma di bagagli non c’è traccia, abbiamo tutto il tempo di andare a cercare i carrelli dove vi pare, signori.
Impadronitami dell'agognato aiuto al trasporto, mi accorgo che i facchini sono re anche dei nastri: la maggior parte dei beninois si limita a indicare il proprio bagaglio, poi è l’uomo di fatica a trasbordare questi immensi pacchi fino ai carrelli.
Facchini, sovrani, re e pure Atlanti, trasportano sulle spalle il mondo che i loro connazionali si portano appresso. Almeno fino al primo carrello.
Oltre ai passeggeri e ai facchini sono i parenti che sono riusciti a intrufolarsi nella sala ad aumentare la ressa. Così il traffico è densissimo, ogni volta che un carrello oberato di bagagli deve uscire seguito dalla corte di facchini e proprietari che gli spetta, sul resto delle persone in attesa cala il compito di eseguire piccole grandi manovre: come negli ingorghi stradali di cui parla Ryszard Kapuscinski in “Ebano”, si guadagna un centimetro a destra, ora due avanti, mezzo a sinistra, ah, no, uno indietro, ma, ecco, quattro, cinque, sei in avanti, tu spostati, ci siamo, abbiamo raggiunto l’ufficiale che controlla che il talloncino di ricevuta del tuo bagaglio corrisponda esattamente al bagaglio stesso.
Cotonou, Benin, Africa, dove quasi tutto il personale porta una mascherina anti-influenza, è il primo aeroporto al mondo cui assisto a un simile controllo nella mia vita.
I bambini, intanto, giocano tra i carrelli, i bagagli e le gambe degli adulti; a differenza di quanto accadrebbe in Europa, quasi nessuno frigna o strepita: vivono e aspettano. Come tutti noi. E il luogo dove ci troviamo ora sembra valere un qualsiasi altro.
Si attende così a lungo che perdo qualsiasi cognizione del tempo. Infine accade: siamo liberi. E tra poco, ormai ne sono certa, questo caos primigenio si spegnerà: da un disordine inimmaginabile si è comunque formato un ordine e la maggior parte degli ex passeggeri sta ormai viaggiando, come noi, verso l’albergo o chissà che altro.
Anche questa è Africa: benvenuti. Anzi, come si dice da queste parti: Bonne Arrivée.
9 commenti:
Bentornata, cantastorie.
..puff, puff...ho trovato per miracolo posto in galleria, per godermi il nuovo racconto di virg...baci cara!
:-)
@ ceci: merci, ma belle
@ bonnie: merci à toi aussi. bonaventura ipnos sei tu???
@ cet: last but not least, merci, très chère. ho visto le tue mail, quando ho un minuto rispondo. baci
Bentornata sì, il primo racconto promette benissimo! E scommetto che c'è già qualche primo sintomo di mal d'Afrique... :-)
l'Africa Blues, appunto ;)
sì, sono io, ma è una roba finta, di prova. non riesco ancora a convincermi ad entrare su facebook.
segugio da giornalista, unito alla mia scarsa fantasia, risultato: beccato! :)
ciao,
sono arrivato sul tuo blog un po' per caso, cercando informazioni sul benin...io ci passerò solo poche ore, in transito su un cargo che farà tappa in senegal, costa d'avorio, benin, nigeria e ghana. giusto il tempo di scendere e fare un giretto a cotonou...che devo aspettarmi? :-)
Ciao e buon viaggio. Sempre.
patrizio
beh, Cotonou è la capitale, quanto meno economica (quella ufficiale è Porto Novo, ma fa lo stesso): grande città, caotica, inquinatissima, soffocante, ricchissima e miserabile, zozza appena lasci i palazzi etc. etc. Niente di bello da vedere, direi. Ma, come probabilmente, già sai, anche questa è Africa. Le spiagge non le ho viste, ma so che un mucchio di turisti non lasciano mai il tragitto grande albergo-spiaggia. Probabilmente sono belle: lungo la Route des pêches, che va da Cotonou a Ouidah, la spiaggia è fantastica. Ecco, magari fatti portare sulla Route des pêches: è sublime. Buon viaggio
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